domenica 31 ottobre 2010

Gli interessi politici ed economici del malaffare ed il capitale umano come carne da macello

Ci stanno provando in tutti i modi a farci diventare sudditi e non più cittadini. Ci stanno provando in tutti i modi a farci accettare il massacro dei nostri diritti. Dicono che "ce lo stiamo scegliendo noi", ma ogni volta ci presentano candidati politici da votare con il naso tappato, inventandosi leggi elettorali fatte apposta per eludere la nostra prerogativa costituzionale di cittadini sovrani. 
E da ultimo, chiamando "referendum" l'intesa con la Fiat che non è altro che un ricatto bello e buono: o lavorate senza diritti o morite di fame.
E' da più vent'anni che la televisione cerca di convertirci tutti alla stupidità, all'individualismo, alla lobotomizzazione collettiva, al menefreghismo, alla promozione di un modello di competizione violenta e individualista, che va ad intaccare quel senso di solidarietà che dovrebbe essere invece la base del vivere civile. Vogliono dividerci: italiani contro immigrati, nord contro sud, lavoratori statali contro lavoratori privati, impiegati contro operai . Ora dopo sessant'anni di democrazia sempre in bilico, ci stanno dicendo che "la ricreazione è finita" e che bisogna tornare ai tempi in cui i lavoratori erano schiavi e i cittadini sudditi.

Eppure, nonostante tutto, a Pomigliano e in tutta Italia, con la solidarietà che la gente sta manifestando, arriva un segnale forte: nonostante quei lavoratori fossero minacciati di rimanere senza lavoro, nonostante il clima da regime creato in fabbrica, nonostante il martellante sostegno ai sì - con tanto di vergognosa dichiarazione ufficiale del PD - più di un lavoratore su tre ha voluto manifestare il proprio dissenso allo scambio fra diritti fondamentali e lavoro.

E' il segno che questo regime sta oltrepassando ogni limite di decenza. E se migliaia di lavoratori, in una zona povera e martoriata del paese, hanno avuto il coraggio di dire NO, questo messaggio arriva ad ognuno di noi: a chi si indigna ma non si muove, a chi non ha mai tempo di partecipare a una riunione o a una manifestazione, a chi trova sempre mille scuse per non partecipare ad uno sciopero, a chi "non posso stasera perché ho l'aperitivo con gli amici". 
E' ora di darci una svegliata morale, se l'hanno fatto a Pomigliano possiamo e dobbiamo farlo ovunque.

A San Giorgio del Sannio per esempio e prima di tutto, scendendo in piazza con solidale determinazione a fianco dei lavoratori della trevigiana TELSEY S.p.A., che da maggio sono senza stipendio, e sono stati fatti oggetto di una storia oscura ed incredibile di vessazioni e di arbitrari colpi di scena messi in atto dalla Telsey. Nell'arco di pochi mesi quest'ultima infatti, ha compiuto acrobazie sospette di ogni genere in danno dei lavoratori senza rispettare alcuna norma di legge: dall'annuncio della cessione del ramo d'azienda ad altra azienda di cui non svelava il nome, ma di cui rendeva noto solo che "ovviamente" non poteva assorbire tutti i dipendenti, è passata disinvoltamente in data 21 maggio alla comunicazione di ricorso alla Cassa Integrazione con contestuale intimazione ai lavoratori di sospensione dal lavoro e di divieto ad accedere ai luoghi di lavoro.
Alle legittime richieste formulate all'azienda il 04 giugno dalle r.s.a.(rappresentanze sindacali aziendali) di attenersi alle procedure di legge e di un esame congiunto dei bilanci , ha invece fatto seguito l'11 giugno la lettera della Telsey di licenziamento tout court di tutti i lavoratori . (sic!) Motivazioni ? " L'azienda non può ricorrere alla Cassa Integrazione Ordinaria in quanto ciò è incompatibile con la cessazione dell'attività." Quanto all'ipotesi di ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria "questa - si legge nella lettera - non è stata positivamente riscontrata dai lavoratori. " Ciò non è vero : i dipendenti Telsey hanno solo chiesto prima di firmare e com'era loro diritto, l'esame congiunto dei documenti e dei bilanci aziendali , al fine di verificare, come era loro diritto, la veridicità della crisi aziendale e dei presupposti di legge per la cassa integrazione. Ciò è stato loro illegittimamente negato e si è proceduto col licenziamento.
Cosa si nasconde dietro queste umorali , repentine e unilaterali determinazioni della Telsey S.p.A. ai limiti del folle arbitrio ? Perchè la Telsey ha inscenato questo psicodramma(ai danni dei lavoratori) se voleva sin da subito sbattere tutti i dipendenti a casa? Perchè ha solo temporeggiato ? Cosa sperava di lucrare oppure ottenere con il ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria? "Istruitevi perché avremo bisogno della vostra intelligenza. Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno della vostra forza” diceva Antonio Gramsci ai giovani.
E' fin troppo evidente che la Telsey ha tenuto in ostaggio psicologico per mesi i lavoratori, senza rinunciare , salvo sceneggiate, diluite nel tempo, in tre atti (cessione ramo d'azienda, cassa integrazione straordinaria, infine licenziamento) al suo intento iniziale e di fondo, di disfarsi definitivamente di questi lavoratori. Nella confusione ingenerata dall'arbitrio e dall'arroganza aziendale, costoro purtroppo non sanno neppure se sono "cassaintegrati" o "licenziati".
E tutto ciò accade nel disinteresse di tutte le istituzioni.
Per questo è ora di scendere in piazza a fianco dei lavoratori che al momento sanno solo di essere senza stipendio ma non hanno neppure l'ufficialità per potersi ritenere "Cassaintegrati" o "licenziati", contro i capricci, le angherie , i soprusi e l'arbitrarietà della Telsey. E non solo: contro i sindacalisti Vincenzo Argentato della CGIL ed Ugo Lepore della CISL che non hanno affatto tutelato i lavoratori ma anzi hanno osato inventarsi miseri e infondati pretesti, come la presenza di due consulenti legali delegati - com'era loro diritto e non ci stancheremo mai di ripeterlo - dai lavoratori, per invalidare e non far neppure verbalizzare il 4 giugno 2010 l'incontro istituzionale in sede regionale, tra gli stessi lavoratori, il funzionario regionale, la Telsey , Confindustria e le "rappresentanze" sindacali: per la prima volta nella storia i sindacati , arbitrariamente e senza alcuna valida ragione hanno creato una spaccatura con i lavoratori, disconoscendoli (sic!); 
contro tutte le istituzioni pubbliche che non rispondono e latitano sulla vicenda;
contro il Sindaco di San Giorgio del Sannio Giorgio Nardone che fece del Centro di Eccellenza Informatica solo uno strumento propagandistico a fini elettorali salvo poi lavarsene le mani e contro il Vice Sindaco, Assessore al Commercio nonchè Consigliere provinciale Claudio Ricci che pensano - come un chiodo fisso e chissà perchè - solo ed esclusivamente all'iper - favorito commerciante Barletta ed alle sue fantomatiche crisi occupazionali post incendio, tanto da permettersi di istigarlo ad eludere un'ordinanza sindacale ed assicurargli l'impunità (sic!); 
contro il Presidente della Provincia Aniello Cimitile che ha promesso ai lavoratori della Telsey trasparenza e soluzioni concrete, ma intanto ancora non si è pronunciato ed anzi, fa finta di non sapere che allo stesso indirizzo della Telsey di San Giorgio del Sannio, nei locali di proprietà della Provincia di Benevento e dalla stessa destinati alla Telsey S.p.A. ha la sede legale una nuova società che ha lo stesso oggetto sociale della Telsey e come soci tre persone che figurano tra i cassaintegrati Telsey (sic!) ; 
contro chi , come il consigliere comunale Giuseppe Soricelli , capogruppo del gruppo misto del Comune di San Giorgio del Sannio, evidentemente sapeva da tempo (cosa sapeva visto che a suo dire "in molti stanno scoprendo l'acqua calda"? ce lo dica !) ma ha preferito "parlare" solo a quasi fine mandato per strumentalizzare a fini politici e ad altri abietti e lungimiranti scopi elettoralistici la vicenda dei lavoratori, senza sentire alcun dovere di incontrarli e di ascoltare le loro istanze; contro il sangiorgese Onorevole Mario Pepe del PD che non solo non ha creato un solo posto di lavoro a San Giorgio del Sannio ma se ne frega altamente di chi lo perde e di come e perchè lo perde. Evidentemente anche per lui come per la Telsey S.p.A. l'obbligo di trasparenza è un optional...Insomma, una grande manifestazione CONTRO TUTTI QUANTI , A SAN GIORGIO DEL SANNIO, HANNO TRATTATO IL CAPITALE UMANO COME CARNE DA MACELLO E QUESTI UOMINI ONESTI, CHE HANNO MORALITA' DA VENDERE E DA FAR IMPALLIDIRE QUALUNQUE POLITICO, IN PEDINE PER GIOCHI SPORCHI E LOSCHI SOPRA LE LORO E LE NOSTRE TESTE !
Gli interessi politici ed economici del malaffare non vincono, non vinceranno, non hanno domani. Non più. La forza è nel puntello impugnato da oneste, fortissime mani, come diceva Bertoli. E noi con la forza dell'onestà non ci stancheremo di chiedere chiarezza alle istituzioni pubbliche su quest'altra oscura vicenda sangiorgese, e a farla : possibilmente con le nostre stesse mani.

Il grande bluff nel Sannio della trevigiana Telsey s.p.a.

Telsey Telecommunications S.p.A. è un'azienda fondata nel 1993 da Andrea Bosio e Mauro Fantin, produttrice di dispositivi di rete per  computer.

Nel periodo di massima espansione, Telsey, in Italia, oltre alla sede centrale di Quinto di Treviso, apre sedi a Milano e a San Giorgio del Sannio (Benevento), dove viene fondato un laboratorio di ricerca e sviluppo in stretta collaborazione con l' Università degli studi del Sannio e la Provincia di Benevento
Per ben otto anni, in condizioni di assoluto privilegio, la Telsey ha usufruito a titolo gratuito dei locali dell'ex ETI di San Giorgio del Sannio di proprietà della Provincia. 
Appena nel 2007 , forte del legame con l'Università e con i presidenti della Provincia Nardone e Cimitile, la Telsey vantava il finanziamento per la durata di cinque anni di un dottorato di ricerca del valore di 250.000 euro.
Che fine abbiano fatto le velleità e le aspettative non si sa. 
Quel che è certo è che dal mese di giugno 2010 la Telsey è al centro dei riflettori per la chiusura anomala della sede di San Giorgio del Sannio e per il licenziamento di buona parte dei suoi dipendenti, (14 ingegneri su 17 complessivi ) con la sola esclusione di Alessio Cavuoto - responsabile della sede beneventana della Telsey- ed altri due  fondatori di Alfadigit s.r.l., azienda sorta ad hoc e con tempismo nei giorni più caldi delle trattative sindacali e prescelta in un primo momento dalla Telsey s.p.a. quale cessionaria segreta del ramo di azienda.Tale strana società iscritta alla Camera di Commercio ha sede in San Giorgio del Sannio negli stessi locali di proprietà della Provincia in cui è allocata la Telsey ma la Provincia si è dichiarata estranea, dichiarando di non conoscere affatto questa "fantomatica" società.
La prima e più eclatante anomalia emerge dal fatto contraddittorio che non appena la Telsey viene ammessa ai finanziamenti del Progetto Made in Italy previsto dal Ministero dello Sviluppo Economico guidato da Scajola, la stessa intraprende una rocambolesca ed arbitraria procedura per il licenziamento collettivo dei dipendenti nella sede campana di San Giorgio del Sannio.
Tale fase è preceduta da altri tentativi inappellabili ed imposti di chiusura ad ogni costo , tra cui la cessione accennata del ramo di azienda e poi il successivo ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria.
Su tutto questo iter forzoso campeggiano  pesanti ombre sulla effettività della crisi paventata ma mai dimostrata della Telsey, assunta come pretesto per evidentemente "altre" strategie imprenditoriali e predatorie di finanziamenti pubblici , non compatibili con il rispetto del capitale umano e della forza lavoro impiegata nella sede beneventana.
Pessimo esempio di capitalismo e di accaparramento di fondi pubblici che ha attirato le inchieste in corso della Magistratura.
Ancora più inverosimili , e obiettivamente poco comprensibili, alla luce del perpetrato licenziamento dei dipendenti, da maggio senza stipendio, appaiono i recenti tentativi del Presidente della Provincia Cimitile di "approfondire" le possibili soluzioni alla crisi occupazionale dell'azienda Telsey , "alle 17 unità lavorative" (???)
e alle possibili ipotesi di start up di impresa..
La Telsey ha chiuso unilateralmente e senza sentir ragioni con la realtà sannita.
Cui prodest adesso il maldestro tentativo di riabilitazione e di rilancio miracoloso da parte della Provincia che si ostina nel sostenere, contro ogni evidenza fattuale e documentale, che dal 2002 la Telsey ha investito nel Sannio "esclusivamente proprie risorse  finanziarie"(???) attratte dal clima sociale, culturale e scientifico garantito dall'Università del Sannio?
Qualcuno è in grado di chiarirci questo rapporto a tripla mandata tra Telsey , Università e Provincia proprio ora che la Telsey ha fatto tutti i suoi giochi sulla pelle dei lavoratori,senza mai chiarire le effettive ragioni del licenziamento e forte di essersi assicurata finanziamenti non dovuti ?