martedì 15 novembre 2011

Il consigliere comunale Dario Nardone interroga il Sindaco Ricci sulla gestione dei locali dell’ex-Eti occupati dalla Telsey S.P.A

Ing. Dario NARDONE
Consigliere Comunale
Comune di San Giorgio del Sannio
Al Presidente della Provincia
Prof. Aniello Cimitile
Al Capogruppo di maggioranza
della Provincia di Benevento
Dott. Claudio Ricci
Al Sindaco del Comune di
San Giorgio del Sannio
Dott. Claudio Ricci
PREMESSO CHE
Dalla “chiusura” della sede locale, sita in via dei Sanniti n°1 a San Giorgio del Sannio, della Telsey S.P.A. azienda Trevigiana specializzata nella progettazione, sviluppo, produzione di apparati di Telecomunicazione, sono trascorsi oramai UN ANNO e 6 MESI.
Gli Ingegneri e i lavoratori che erano impegnati nelle attività di sviluppo e business dell’azienda sono da allora in stato di mobilità e vivono, con la drammaticità dettata dalla difficile congiuntura economica di questi anni, un momento di grande criticità.
Nonostante questo, e con grande coraggio, fin dai primi momenti in varie riprese e tentativi, gli stessi Ingegneri hanno provato a risollevare una situazione difficile e a portare la loro voce e le loro proposte all’attenzione di questa Amministrazione Provinciale.
E non solo di parole si trattava, ma di idee di impresa, di progetti e di Business Plan che facenti capo alle loro spinte professionalità nel mondo della tecnologia, della ricerca e sviluppo, cercassero di attrarre l’attenzione degli amministratori del proprio territorio.
CONSIDERATO CHE
Tutto ciò è stato fatto con un unico e nobile tentativo, quello di NON SUBIRE L’ENNESIMA SCONFITTA!
Sconfitta che si codifica sotto vari aspetti che risultano DEVASTANTI per il nostro territorio e per le nostre genti, e che di seguito vengono in parte palesati:
1. Evitare l’esodo di menti e professionalità con le ben note conseguenze di inaridimento delle potenzialità e dell’economia del territorio;
2. Evitare di perpetuare il solito scempio ad opera di imprenditori e affaristi forestieri che, colte le opportunità economiche e sfruttata la fertilità delle risorse umane del territorio, saccheggiano e scompaiono;
3. Evitare di progettare e pianificare sul breve periodo e per effimera opportunità politica, piuttosto che seguire e controllare in modo strutturale e con continuità gli investimenti fatti sul territorio;
Proprio sulla base di questa cruda analisi, per un senso di dignità e per un profondo senso di orgoglio di appartenenza al territorio, che a questa Amministrazione si sviluppano e si pongono i seguenti quesiti.
GLI INGEGNERI Ex-Telsey CHIEDONO
1. Perché non è stata MAI data una risposta ESAURIENTE alle TANTE richieste degli Ingegneri circa la possibilità di usufruire, per le loro attività di start-up, dei locali dell’EX ETI una volta (E ANCORA OGGI!!!) in dotazione alla Telsey S.P.A. (ora divenuta Telsey S.R.L)???
2. Quale è la VERITA’ sulla gestione dei locali dell’EX ETI, tuttora nelle mani della succitata Telsey S.R.L. e OCCUPATI da una diversa azienda: ALFA DIGIT – come da visura camera di commercio avente sede legale in via dei sanniti n°1???
3. Qual è la posizione contrattuale della succitata azienda “ALFA DIGIT” che occupa attualmente i locali???
4. Quale è la modalità/procedura con cui le nuove realtà imprenditoriali create dagli ingegneri ex-Telsey possono far richiesta di accesso ai locali dell’EX-ETI e ottenere parì condizioni e trattamento quali quelle riservate alla Telsey S.P.A. PRIMA e alla ALFA DIGIT S.R.L. OGGI???
5. Quali sono le misure e gli atti di cui l’Amministrazione di San Giorgio del Sannio si è servita per evitare che sul proprio territorio venisse sprecata un’occasione di sviluppo e crescita occupazionale quale quella tutt’oggi rappresentata dal Polo D’Eccellenza previsto nell’EX ETI, e che nella fattispecie si codifica anche nelle istanze e nelle richieste degli ingegneri ex-Telsey?
In una precedente richiesta ufficiale fatta direttamente alla massima rappresentanza di questa Amministrazione Provinciale, gli Ingegneri ex-Telsey riponevano fiducia ed aspettative nelle richieste di supporto logistico allo start-up delle proprie realtà aziendali, sollecitando affinchè, per non perdere occasioni e terreno sul mercato, le stesse sortissero effetti nel più breve tempo possibile.
Ad oggi, purtroppo, sebbene sfiduciati, gli Ingegneri ex-Telsey, aspettano ancora pazientemente che venga loro risposto alle domande su scritte!

mercoledì 15 giugno 2011

San Giorgio del Sannio (BN).Licenziamento collettivo Telsey:COME E' ANDATA A FINIRE ?



Ad oltre un anno dall'esplodere di una delle vertenze lavorative più gravi che hanno coinvolto il Sannio, è giusto ripercorrerne le tappe e raccontare com'è andata a finire, nel silenzio generale.
È il 22 febbraio del 2010 e la Telsey s.p.a, società che si propone come leader mondiale nella progettazione e produzione di Access Gateway, IP-Video Station e altre soluzioni che permettono l’accesso e l’uso di servizi di comunicazione multimediale a banda larga, annuncia ai suoi lavoratori di San Giorgio del Sannio l’imminente chiusura della sede, a causa di una situazione di crisi che avrebbe investito tutta l’azienda, ivi inclusa la sede madre di Treviso.
A fronte di questo annuncio, i lavoratori decidono di iscriversi al sindacato, onde poter meglio seguire la procedura di licenziamento, come definita dalla legge; i sindacati richiedono alla Telsey una posizione ufficiale sulla situazione, anche perché non risultano identiche difficoltà economiche presso la sede di Treviso o comunque non risultano in corso valutazioni di tagli simili. Telsey non dà subito seguito alle richieste sindacali e a distanza di circa due mesi dall’annuncio, a mezzo di Confindustria Benevento, avvia trattative informali per far fronte alla situazione. Nell’aprile 2010 si ventila, da parte aziendale, una prima ipotesi di cessione di ramo di azienda, operazione che, secondo legge, deve tutelare i diritti dei lavoratori nel passaggio alla nuova proprietà. Pertanto, di fronte a questa prospettiva, i lavoratori e i sindacati chiedono informazioni circa l’azienda cessionaria, sia al tavolo sindacale che esternamente ad esso, in termini di ragione sociale, solidità finanziaria della nuova realtà aziendale, piano industriale, capacità di assorbimento di una realtà di 17 lavoratori con disparate competenze tecniche e tecnologiche, prospettive per il futuro.
Di fronte a questa ragionevole disponibilità dei lavoratori, l’azienda Telsey S.p.a, in più incontri, non si dimostra in grado di fornire una sufficiente e adeguata informativa. Anzi, mutando decisione, propone ai sindacati, in data 20 maggio 2010, un accordo per la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per crisi aziendale per un periodo di 12 mesi, a partire da lunedì 24 maggio 2010: cassa integrazione per tutti i lavoratori del sito (17). La proposta di accordo non viene accolta né dai sindacati né dai lavoratori a mezzo delle Rsa. Ma l’azienda, con successiva comunicazione via email, dà comunque seguito alla sua decisione, comunicando ai lavoratori la sospensione dal lavoro con richiesta di intervento della CIGS, a decorrere dal 24 maggio, per 13 lavoratori.
Il passo successivo dei lavoratori è quello di recarsi, dopo l’assemblea sindacale del 25 maggio 2010, dal Sindaco di S. Giorgio del Sannio prima e, tre giorni dopo, dal Presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile. In quel frangente, in cui anche chi scrive era presente, i dipendenti chiedono alla Provincia un intervento tempestivo per fare chiarezza sulla situazione e per dare un speranza di inserimento o comunque di sviluppo delle alte professionalità che i lavoratori avevano acquisito. I lavoratori pongono l’accento sulla strana nascita di una nuova società, l’Alpha Digit, fondata da tre dipendenti Telsey, iscritta alla Camera di Commercio e con sede a S. Giorgio del Sannio, luogo dove attualmente sono allocati gli uffici Telsey. Su questo punto la Provincia si dichiara estranea alla vicenda, asserendo di non conoscere questa “fantomatica” società, che ritroveremo però più avanti. Il Presidente della Provincia in quell'occasione promette, inoltre, un suo intervento per pressare la Telsey affinché faccia chiarezza sulle decisioni prese, pur avendo intuito da tempo che la crisi dell’azienda sia più grave del previsto.
Dopo le belle parole di Cimitile, 20 giorni dopo, ai sindacati che si occupavano della vicenda giungono le notifiche delle procedure di licenziamento collettivo da parte della società. L’ennesimo smacco, poi, per i lavoratori Telsey, arriva il 29 giugno 2010 quando, presso la sede di Confindustria a Benevento si tiene un incontro tra la stessa Confindustria, la Telsey s.p.a e i sindacati, in cui alle Rappresentanze Sindacali dei lavoratori licenziati dalla Telsey in data 11 giugno 2010 e già senza stipendio dal lontano maggio 2010, viene fatto abnorme divieto di presenziare ed assistere all’incontro “segreto” in quanto i Sindacati avrebbero disconosciuto le rsa già in sede regionale, al tavolo istituzionale del 4 giugno presso gli uffici della Giunta Regionale della Campania, Settore Politiche del Lavoro, in quanto ree di essersi fatte assistere da consulenti per l’esame congiunto.
L’incredibile passo successivo che ha reso ancora meno chiara la vicenda è che, in data 12 luglio 2010, ai 14 dei 17 dipendenti arriva, oltre alla lettera di licenziamento, la comunicazione che “l’intera procedura di mobilità si è conclusa con un accordo sindacale tra le parti”. Ma, ci chiediamo noi, se le parti erano rimaste fuori dall’incontro con Confindustria, come si è potuto concludere quell’accordo sindacale?
Ciò che sappiamo di nuovo sulla vicenda è che le ultime notizie del caso Telsey sono state più che altro roba da avvocati, per cercare di trovare un compromesso economico e per evitare il processo. Ciò conviene sia all'azienda, che, in caso di condanna, potrebbe avere problemi con gli azionisti; sia al lavoratore, che non desidera certo aspettare un paio d'anni (almeno) per ricevere qualcosa.
Il giorno 18 aprile 2011, davanti alla Commissione Provinciale di Conciliazione delle Controversie di Lavoro, è stato raggiunto un accordo tra le parti, ovvero tra Telsey s.p.a. e dieci lavoratori, assistiti dallo stesso avvocato. Le altre tre persone, assistite da legali diversi, non sappiamo come e se si siano accordate. Poi ci sono altri tre lavoratori che pare siano diventati dipendenti dell’Alpha Digit, e che all’indomani dell’incontro con Cimitile da parte dei loro colleghi hanno fatto intervenire i loro legali per censurare l’articolo, da me scritto un anno fa, per affermare l’inesistenza della nuova società.
Tornando al presente, uno degli ex lavoratori della Telsey ci racconta che “la riunione è stata una mera formalità, nel senso che i termini dell'accordo erano chiari a priori, e i funzionari della Commissione (dipendenti statali, ma è obbligatoria anche la presenza di sindacalisti) non sono nient'altro che burocrati che devono riempire un po’ di carte”. E continua: “Noi abbiamo rinunciato a qualsiasi pretesa legale contro Telsey, in cambio di un risarcimento danni. Oggetto dell'accordo è stato anche il pagamento della mensilità di luglio (non lavorato, ma fino al 14 eravamo a tutti gli effetti dipendenti Telsey) e del TFR: finalmente, un anno dopo, a rate, riusciremo ad averlo”.
Nel frattempo, in questo ultimo anno, la Telsey ha stretto un contratto in esclusiva con la Peugeot, per un router Wifi che porta la connettività nell'abitacolo dell'automobile. Se si cerca "Peugeot Telsey" su Google, ne parlano tutti i siti di tecnologia, e a settembre 2010 questo prodotto, con tanto di logo Telsey, era pubblicizzato da Peugeot anche in prima serata sulla RAI. Inoltre, la Telsey ha avuto accesso, come capofila di 11 società, a 3 milioni di euro di finanziamento per il progetto Delis, nell'ambito del bando "Made In Italy", bandito dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2008. Questo finanziamento è stato incrementato da 800mila euro a 3.706.504,62 euro con un decreto del 28 maggio 2010, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 luglio 2010, una settimana prima che i lavoratori venissero licenziati. Tra i criteri che hanno consentito questo incremento, c'è stato anche l'afflusso di risorse riservate a regioni disagiate, come la Campania.
Ma resta ancora apertissima e indecifrabile la questione del Centro di Eccellenza di San Giorgio del Sannio. Chi c’è dentro questo centro? Ribadiamo che Cimitile, all’incontro di un anno fa, disse ai lavoratori che lì dentro c’era la Telsey, e che non poteva essere cacciata perché aveva un contratto di due anni con la Provincia, anche se non si sa per farne cosa visto il licenziamento dei suoi dipendenti. E se in quei locali ci fosse invece la Alpha Digit, magari in subaffitto dalla Telsey? Di sicuro un Centro di Eccellenza ridotto a magazzino ci sembra di una cosa molto triste e difficile da digerire...
Sarebbe interessante, a questo punto, capire come e da chi vengono utilizzati i locali della Provincia e chiedere al Presidente Cimitile quali sono le prospettive del "Centro di Eccellenza".
Fabio Marcarelli

mercoledì 30 marzo 2011

Bando ConFidi, Camilleri e la Provincia di Benevento.Ed i licenziati Telsey stanno a guardare...

Della serie: facciamo informazione senza paraocchi, smontiamo, facendola a pezzi, la macchina del potere, e mettiamone gli ingranaggi sotto gli occhi di tutti ; diciamoci tutto, raccontiamoci i soprusi e le illegittimità che subiamo e poniamo sotto i riflettori della critica e della conoscenza la strafottenza degli uomini di potere e dei rappresentanti delle istituzioni di questa provincia tenuta sotto il giogo dell'asservimento e della ignoranza coatta.Oggi tocca all'Ente Provincia, già agli onori della cronaca per la vicenda della Telsey s.p.a. con sede - gratuita, allo stato abusiva e di fatto sottratta ad altri aspiranti imprenditori - nell'ex tabacchificio di San Giorgio del Sannio di proprietà della Provincia : malgrado l'azienda trevigiana si sia alleggerita con la connivenza omissiva ed attiva di istituzioni e sindacati, di tutta la sua forza lavoro sannita : 17 dipendenti messi alla porta senza appello e da luglio 2010 sino ad oggi ancora privi di T.F.R., la Provincia di Benevento tramite il Presidente Cimitile tenta una strenua quanto infondata difesa dell'azienda trevigiana che ancora mantiene inalterato il cordone ombelicale che la lega a doppia mandata a Provincia ed Università sannite, allo scopo, forse, di lucrare altri corposi finanziamenti della Comunità Europea, dopo quello del progetto "Made in Italy". Di fronte alla strafottenza degli uomini al potere rifiutiamo qualsiasi forma di subalternità e vogliamo  denunciarne lo scandalo: il 25 marzo scorso alla presentazione in Provincia dei destinatari vincitori del bando Confidi, bandito a dicembre 2010 e finanziato dalla Provincia con proprie risorse, c'era un tale Carlo Camilleri (non abbiamo il piacere di conoscerlo nè intendiamo colmare tale vuoto) che ha ringraziato pubblicamente la Provincia per i soldi avuti con questo bando alla sua "finanziaria". Ebbene, per chi non lo sapesse o lo ricordasse, l'ingegnere Camilleri titolare di un importante studio di progettazione è il consuocero di Clemente Mastella e nel 2008 fu eletto presidente di Confidi di Benevento, per il successivo triennio.
Camilleri già nel  gennaio 2008 fu coinvolto nell'inchiesta giudiziaria che sfociò negli arresti suoi ma anche della consuocera, cioè la moglie di Mastella, l'inchiesta di Santa Maria Capua Vetere.
Lui fu arrestato prima in carcere poi ai domiciliari per: associazione a delinquere, falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale, corruzione, turbata libertà degli incanti, truffa, rivelazione di segreti d'ufficio, concussione. Una bella serie di reati, indice di massima affidabilità ! Che cosa è il Confidi? E' l'organismo promosso dall'unione industriali di Benevento e significa "Consorzio di garanzia collettiva fidi", con lo scopo di facilitare l'accesso al credito bancario attraverso la concessione di garanzie collettive a condizioni particolarmente "vantaggiose e trasparenti".
Basato su principi di mutualità e senza scopi di lucro, Confidi si rivolge alle piccole e medie imprese attraverso specifiche convenzioni bancarie ecc...
L'obiettivo è quello di creare un sistema di garanzia sempre più accreditato e riconosciuto per elevare al massimo le capacità di accesso al credito delle imprese socie."Naturalmente - si legge sempre sul sito Confidi - è responsabilità del marketing suscitare l'interesse che trasformerà interlocutori tiepidi in clienti decisamente inclini all'acquisto. È compito del team di vendita incalzare questi ultimi per conquistare definitivamente l'affare."
Domanda : vi sembra giusto che il signor Carlo Camilleri reduce dalla custodia cautelare per sei o sette reati fra cui associazione a delinquere, concussione, truffa e turbativa d'asta presieda come se nulla fosse Confidi "eletto all'unanimità dall'assemblea dei Soci insieme al Consiglio di Amministrazione"; vi sembra giusto che la stampa locale non abbia parlato di questo (se ne lamentò anche il giornalista Travaglio nel 2008 ) ed ora non ci dica neppure che proprio il presidente di ConFidi Benevento s.coop.p.a. sia uno dei vincitori del bando Confidi della Provincia di Benevento ? Tra l'altro, ci corre obbligo precisare che nel cosiddetto "pacchetto anticrisi" era previsto anche il "Bando di sostegno alla creazione di nuove imprese", destinato elettivamente agli ex lavoratori Telsey. Perchè lo stesso è stato declassato e bloccato dalla Provincia per privilegiare sotto la pressione di Confindustria e Sindacati il Bando ConFidi ? Al momento l'unica cosa che dona determinazione a non arrendersi ai licenziati Telsey è la consapevolezza dell'inganno a livello politico-sindacale perpetrato a loro danno, l'intervento della Magistratura e  la recente sentenza storica del Giudice del Lavoro di Benevento, Chiariotti, che ha accolto il ricorso presentato - nonostante le pressioni in senso contrario e depistante di CGIL, CISL UIL, Provincia, Comune di Benevento e sinistra sinistrata - da tre dipendenti dei Consorzi Rifiuti assistiti dall'Avvocato Alessandra Sandrucci, contro la cassa integrazione in deroga, "non residuando dubbi circa l’illegittimità della procedura di ammissione alla CIG, in quanto mancante di un elemento fondamentale, ovvero l’individuazione degli esuberi all’esito della definizione della pianta organica”.
Ci auguriamo che la Magistratura altrettanto statuisca sulla illegittimità dei finanziamenti pubblici e del licenziamento della Telsey mediante fraudolenti escamotages come il ricorso a "sindacati di comodo"; che la società civile faccia circolare queste notizie con la giusta dose di attenzione e di critica in questa città sempre più opaca e gelatinosa, e che la Provincia faccia una volta per tutte chiarezza sugli "affari" che gestisce col danaro di tutti i cittadini, privilegiando "soliti noti", personaggi ed attività imprenditoriali almeno nel Sannio estremamente controversi e discussi, a discapito di altri soggetti aventi diritto meritevoli , relegati dall'arbitrio incontrollato di pochi ad uno stato di bisogno ed onesti.


domenica 20 febbraio 2011

Telsey s.p.a.Il rocambolesco licenziamento collettivo a San Giorgio del Sannio e la posizione del Sindaco Nardone

Ecco quanto, con grave irresponsabilità, menefreghismo e mistificazione della verità, dice il sindaco di San Giorgio del Sannio Giorgio Nardone sul licenziamento collettivo dei lavoratori della Telsey s.p.a.- Un Ingegnere risponde punto per punto .
Tralasciando , in quanto meritevoli del massimo disprezzo sociale, le inqualificabili dichiarazioni agli organi di stampa dell'onorevole Mario Pepe, deputato sannita  del Partito Democratico,  il quale sulla vicenda Telsey  e sul licenziamento collettivo di ben 14 Ingegneri , ha praticamente anteposto le cose, le strutture collabenti dell'ex Tabacchificio, ai diritti costituzionalmente sanciti delle persone (artt. 1, 2, 3, 4 Cost.) dicendo che: "Purtroppo le trattative si sono aperte dopo che l'azienda ha deciso di chiudere... e NON SI PUO' (ipse dixit)riaprire le trattative quando un'azienda ti taglia tutti i ponti. Ma, al di là di questa considerazione, comunque sia , SI DEVE (ipse dixit) accelerare sulla ristrutturazione dello stabile dell'ex Agenzia di Tabacchi, rendiamo noto quanto sul Mattino del 10 settembre 2010  ha a sua volta dichiarato  il sindaco di San Giorgio del Sannio Giorgio Nardone sul licenziamento collettivo degli ingegneri della Telsey s.p.a.  e la contestuale risposta, punto per punto,  dell'Ing. Marco Beatrice il quale dice:"Non posso sempre stare zitto" .
 
Difatti, a fronte di esponenti politici-istituzionali che hanno smarrito, in una sbornia perenne e indefinita , completamente,  il senso della vergogna, della razionalità, della decenza, della responsabilità di "nostri dipendenti", e soprattutto non vogliono comprendere quali siano le vere priorità che dovrebbero attenzionare l'amministrazione comunale Nardone - se il licenziamento di eccellenti lavoratori della comunità sangiorgese, se gli incroci semaforici guasti da tempo immemore, se gli specchi parabolici ridicoli e mal posizionati, se le riprese audiovisive del consiglio comunale, se l'incendio Barletta con l'inevitabile e scontatissimo portato di diossine, se l'ecomostro della Immobiliare Sannita in via Manzoni, se i Gatti che percepiscono soldi per i Cani ma il problema randagismo non si risolve, oppure...seautocelebrazioni di fine mandato, nel peggiore stile kitsch berlusconide, col beneplacito di una folcloristica e caricaturale Lega Sannita, mediante un cornuto e marmoreo "guerriero sannita"posto accanto ad una Croce... - ogni limite ha una pazienza o, se preferite, ogni pazienza ha un limite !
 
Intanto chiediamo alla Magistratura di Benevento di indagare sull' Appalto per Riconversione ex agenzia tabacchi risalente all'anno 1999, ed aggiudicato alla Passarelli s.p.a. per l'importo stratosferico di euro 13.304.983,39 e di verificare come sia giustificabile , dopo oltre dieci anni, lo stato di fatiscenza se non di collabenza dell'ex tabacchificio,denominato dai prestigiatori delle parole "Polo di eccellenza".
 
La Coordinatrice del Comitato civico Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia
Rosanna Carpentieri
 
Sul Mattino del 10 settembre 2010.
 
 
«Nulla è finito perché nulla è ancora incominciato». Il sindaco di San Giorgio del Sannio, Giorgio Nardone, interviene sulla situazione creatasi per le aziende insediate nell’ambito del progetto di polo tecnologico di eccellenza di San Giorgio.
 
Se dopo 10 anni che si parla di polo tecnologico nulla è ancora incominciato, io non lo direi così orgogliosamente.
 
 
«Le poche imprese che hanno lavorato fino ad ora all’interno dell’ex tabacchificio non fanno parte organicamente del progetto della cosiddetta Silicon Valley sangiorgese. Attendiamo ancora che vengano effettuati i lavori di adeguamento delle strutture dell’ex Ati, dopo si potrà parlare di avvio della grande scommessa, in cui noi, come ente locale, crediamo fortemente come volano di sviluppo, pronti a sostenere l’azione della Provincia alla quale è affidata questo tipo di pianificazione»
 
Sono contento che il mio licenziamento non rovini il progetto; se mi passa l'eufemismo, possiamo dire che non parte nel migliore dei modi? Se non altro per scaramanzia, un pò come quando uno non affitta la stanza d'albergo dove c'è stato quell'omicidio di cui ha sentito in tv.
 
 
"Circa la vertenza Telsey, l’azienda che ha licenziato i 17 ingegneri informatici, Nardone, afferma:"Sono stato vicino a questi ragazzi nella difficile fase vertenziale."
 
D'altronde, eravamo a due passi dalla sua stanza. In effetti, sì, in quel senso ci è stato vicino.
 
 
"La Telsey è andata oggettivamente in crisi ovunque, nessuna speranza per la sua permanenza a San Giorgio. Avevo suggerito ai giovani ingegneri di gestire meglio la vertenza con l’azienda. Invece hanno, a mio parere, effettuato degli errori in fase di trattativa finendo con l’essere raggiunti dal provvedimento di licenziamento."
 
A differenza del provvedimento di licenziamento, che mi ha raggiunto laddove fa più male, i suoi suggerimenti non mi hanno raggiunto. Forse, essendo il più giovane degli ingegneri e peccando maggiormente del peccato di inesperienza, non sono riuscito a coglierli, nei dieci minuti in cui ci siamo incontrati.
 
 
"Ma ho cercato anche di incoraggiarli sulla strada della continuità del loro impegno, con la creazione di una cooperativa, aiutati dal fatto che la Provincia avrebbe messo a loro disposizione i locali necessari. Solo in tre hanno seguito questa ipotesi."
 
Anche il suggerimento della cooperativa non mi ha raggiunto. Sono lieto che almeno tre persone lo abbiano raccolto; anche se sono tre persone che, in realtà, non sono mai venute con noi a chiederLe udienza.

Sono contento che, in separata sede, i suoi suggerimenti abbiano contribuito a formare quella che credo lei chiami Cooperativa, ovvero una s.r.l. (La Alfa Digit di Cavuoto, ndr) nata alla vigilia del licenziamento e all'oscuro di tutti i loro colleghi.
 
Sono lieto che almeno tre persone non hanno commesso i nostri stessi errori, tant'è vero che quelle persone non sono state nemmeno licenziate, e, anzi, almeno una di loro(Cavuoto nella veste di r.s.a.,ndr) era in Confidustria, il 28 giugno, a firmare il mio licenziamento - a quanto mi risulta in maniera ufficiosa.
 
E queste utime parole devo aggiungerle per tutelarmi da querele, perchè purtroppo non ho ancora in mano il verbale di quella riunione.
 
Magari, nella veste di nostro consigliere, o anche più semplicemente in quella di sindaco di San Giorgio, potrebbe chiederlo Lei per noi.
 
 
"Ma ci sarà tempo di recuperare visto che, sono certo, il progetto di centro di eccellenza nel settore ICT andrà avanti".
 
E comunque mi dicono che quest'anno la Notte Bianca è uscita veramente bene.
 

San Giorgio del Sannio.Da luglio del 2010, gli ex lavoratori della Telsey campana, messi alla porta con la connivenza fraudolenta del sindacato, sono ancora senza TFR.

Da luglio del 2010, gli ex lavoratori  della Telsey campana, messi alla porta con la connivenza fraudolenta  del sindacato,  sono ancora senza TFR.

Scandalo Telsey. Scajola la sceglie per il Made in Italy mentre licenzia i dipendenti

 
Il grande bluff nel Sannio della trevigiana Telsey s.p.a.: il ruolo della Provincia e della Università del Sannio
"La Telsey ha chiuso unilateralmente e senza sentir ragioni con la realtà sannita.
Cui prodest adesso il maldestro tentativo di riabilitazione e di rilancio miracoloso da parte dellaProvincia che si ostina nel sostenere, contro ogni evidenza fattuale e documentale, che dal 2002 la Telsey ha investito nel Sannio "esclusivamente proprie risorse  finanziarie"(???) attratte dal clima sociale, culturale e scientifico garantito dall'Università del Sannio?
Qualcuno è in grado di chiarirci questo rapporto a tripla mandata tra Telsey , Università e Provincia proprio ora che la Telsey ha fatto tutti i suoi giochi sulla pelle dei lavoratori, senza mai chiarire le effettive ragioni del licenziamento e forte di essersi assicurata finanziamenti non dovuti ? "
 

lunedì 10 gennaio 2011

Scandalo Telsey. Scajola la sceglie per il Made in Italy mentre licenzia i dipendenti

Scandalo Telsey. Scajola la sceglie per il Made in Italy mentre licenzia i dipendenti

Resoconto dell’incontro del 29 giugno presso Confindustria di Benevento cui è scaturito un vergognoso "accordo sindacale tra le parti".
Ancora coup de théâtre, esiti inauditi e imprevedibili pervengono dalla vicenda del licenziamento collettivo della Telsey s.p.a. di San Giorgio del Sannio.
In data 12 luglio 2010 a 14 dei 17 ex dipendenti Telsey è pervenuta la formale lettera di licenziamento, con cui l’Azienda tra l’altro comunica che "l’intera procedura di mobilità si è conclusa con un accordo sindacale tra le parti".
C’è da restare basiti: un accordo sindacale tra le parti? E come?
In un precedente comunicato avevamo reso noto come i Sindacati CGIL e CISL avevano disconosciuto, per la seconda volta, le rappresentanze aziendali (r.s.a) di ben quattordici lavoratori Telsey, poiché ree di essersi fatte accompagnare da consulenti per l’esame congiunto dei bilanci aziendali al tavolo istituzionale regionale già lo scorso 4 giugno, facendo loro abnorme divieto di presenziare ed assistere alla riunione sindacale tenutasi il 29 giugno presso la sede di Confindustria a Benevento. Ed avevamo pure doverosamente stigmatizzato questo anomalo comportamento dei Sindacati che negli ultimi giorni precedenti al tavolo avevano fatto pervenire a Confindustria l’arbitraria revoca delle r.s.a. legalmente costituite presso CISL e CGIL, una revoca decisa unilateralmente senza nessuna consultazione preventiva dei lavoratori, e persino senza farla precedere né seguire da alcuna comunicazione alle stesse r.s.a e addirittura senza motivare nello stesso fax la causa scatenante l’irremovibile e solo apparentemente estemporanea decisione dei sindacati! 
Seguendo tuttavia gli eventi, che si sono succeduti al tavolo del 29/06/2010, si capisce senza ombra di dubbio che tale revoca doveva solo essere strumentale al raggiungimento di un accordo sindacale che in 4 mesi di incontri tra le parti i lavoratori non hanno mai voluto sottoscrivere, e non certo per aggrapparsi ad un posto di lavoro che ormai di fatto non c’era più, ma presi esclusivamente dal legittimo desiderio di conoscere la reale situazione economico/finanziaria dell’azienda che li stava prima cedendo, poi mettendo in cassa integrazione straordinaria, poi licenziando.
La costante di questo lungo iter per i lavoratori Telsey è sempre stato il desiderio di non essere oggetto di manovre che avrebbero fatto solo gli interessi di pochi a completo danno esclusivo dei lavoratori stessi ed a fronte di legittimi dubbi e sospetti che si potevano mettere a tacere facilmente con la sola apertura ad un trasparente dialogo, con la naturale conseguenza di una chiusura di Telsey col territorio sannita senza strascichi e problemi di sorta, chiusura con tutti gli accordi procedurali previsti dalla legge cui, purtroppo, si è replicato invece solo con sotterfugi in frode alla legge ed allo Stato, ed ai lavoratori stessi.
Quanto fossero legittime le istanze di trasparenza e di legalità espresse dai lavoratori, e quanto fossero fondati i forti dubbi della stessa comunità sangiorgese sulla veridicità della crisi aziendale paventata da Telsey s.p.a. lo dimostrano i documenti da cui si evince che Telsey di San Giorgio del Sannio è stata destinataria di un flusso continuo di finanziamenti pubblici, il cui presupposto era il radicamento di Telsey sul territorio. Presupposto che ora viene a mancare del tutto, per cui sarebbe ora che Telsey restituisca i fondi intascati.
Vedasi in proposito e solo a titolo di esempio la pagina 25 del seguente documento: CATALOGO DI PROGETTI ESEMPLARI DEL PON “RICERCA SCIENTIFICA, SVILUPPO TECNOLOGICO, ALTA FORMAZIONE “2000 - 2006, che attesta un contributo F.E.S.R. (Fondo Europeo di sviluppo regionale) di quasi 400.000 euro di cui è stata beneficiata la Telsey di San Giorgio del Sannio, l’allegato 1 del DECRETO DIRIGENZIALE N. 174 del 6 luglio 2007 pubblicato sul B.U.R.C. N.43 del 1 agosto 2007, il "Bando per la concessione degli aiuti alle PMI in attuazione della Misura 3.17 del POR Campania 2000/2006 nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro in materia di e-government e Società dell’Informazione. Progetto Metadistretto del Settore ICT - Ammissione a finanziamento" adottato con DECRETO DIRIGENZIALE N. 25 del 28 febbraio 2008 pubblicato sul BURC N.13 del 31 marzo 2008 , e da ultimo il progetto di Telsey, che si chiama Delis (Digital Electronic living intelligent system) che ha un costo complessivo di 7,9 milioni di euro (che non sono bruscolini ma soldi di tutti noi cittadini !) ed è stato selezionato e finanziato da Scajola, l’ex Ministro delle Attività Produttive e dello Sviluppo Economico. 
Ma forse il Ministero non è al corrente della crisi aziendale e dell’impresa in difficoltà Telsey s.p.a a Benevento?
Come altrimenti spiegarsi questa idoneità di Telsey al Finanziamento del Progetto Made in Italy, se il relativo bando stabilisce che non sono ammissibili i progetti provenienti da aziende in "difficoltà", così come definita dagli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato (direttiva 2004/C244/02) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 1° ottobre 2004?
Scandalo Telsey. Scajola la sceglie per il Made in Italy mentre licenzia i dipendenti
Ma procediamo con ordine.
Se come apprendiamo Telsey dice che "l’intera procedura si è conclusa con un accordo sindacale tra le parti" e le r.s.a. venivano disconosciute dai sindacati, cosa è realmente successo il 29 giugno presso Confindustria alla riunione segreta avente come oggetto di discussione la messa in mobilità?
Ecco quanto è accaduto. Alla riunione sindacale presso Confindustria del 29 giugno non è stato consentito alle RSA legalmente costituite presso CISL e CGIL di partecipare alla riunione, sebbene queste ultime avessero ricevuto la comunicazione da parte dell’azienda che in quel giorno si sarebbe avuto finalmente l’esame congiunto con le parti della situazione aziendale: in tale comunicazione, si puntualizzava però che le RSA non avrebbero potuto in quanto tali partecipare al tavolo, avendo Confindustria nei giorni addietro, ricevuto comunicazione dai sindacati della revoca del loro mandato; tuttavia in questa stessa comunicazione si faceva presente che l’azienda si sarebbe comunque aperta ad ogni utile confronto con i lavoratori.
In virtù di quanto appreso, le RSA pur consapevoli della illegittimità della revoca, si recavano alla riunione del 29 giugno accompagnati anche da un lavoratore verso il quale nessuna diffida era stata fatta dal sindacato di appartenenza, questo nel pieno rispetto del contenuto della comunicazione inviata da Telsey alle RSA. Ebbene, a quel tavolo veniva seccamente rifiutata la partecipazione sia delle RSA sia dello stesso lavoratore appena citato.
Ma, mentre le r.s.a. di CGIL e CISL rappresentative di 14 lavoratori erano coattivamente tenute alla porta, e le rappresentanze provinciali di CGIL e CISL non partecipavano alla riunione, o meglio, per motivi difficilmente comprensibili, ritenenevano di defilarsi, il tavolo del 29 giugno comunque si teneva e vedeva la partecipazione dei seguenti soggetti: il rappresentante di Confindustria Mario Ferraro, il legale della Telsey, nonché il segretario provinciale della UGL - spunta per magia dal cilindro un’altra sigla sindacale! - ed il dipendente della Telsey Cavuoto Alessio nonché responsabile di sede Telsey di San Giorgio del Sannio, nonchè r.s.a UGL! 
Cavuoto Alessio - per chi facesse fatica a comprendere il coup de théâtre - a distanza di ben 4 mesi dall’inizio della vicenda, insieme ad altri due colleghi, ha pensato bene di ricorrere in extremis all’escamotage di iscriversi al sindacato UGL e di costituirsi Rappresentante Sindacale Aziendale della UGL, a totale insaputa di tutti gli altri lavoratori della Telsey di San Giorgio del Sannio (sic!)
Ma le sorprese e i colpi di scena, per i dipendenti Telsey licenziati, non finiscono qui, perché Cavuoto Alessio è anche quel signore che, fino alla repentina decisione di iscriversi al sindacato, aveva partecipato a tutti i tavoli tenutisi in Confindustria da ben quattro mesi, ma dalla parte opposta a quella dei lavoratori, ovvero come parte aziendale (sic!), pur essendo tra i dipendenti oggetto della manovra.
Cavuoto - e con ciò la misura è colma ed il quadro si chiarisce - è anche uno dei tre soci fondatori della Alfadigit s.r.l., la società che è sorta ed ha sede legale negli stessi locali della Telsey che sono di proprietà della Provincia, molto prima che la vicenda Telsey volgesse al termine, anzi di buon’ora e proprio agli albori delle sceneggiate in tre atti della Telsey s.p.a.: annuncio di cessione del ramo d’azienda ad Alfa Digit di cui Telsey si rifiutava di svelare il nome ai lavoratori; comunicazione il 24 maggio di ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria con contestuale intimazione ai lavoratori di sospensione dal lavoro e di divieto ad accedere ai locali aziendali; infine, in data 11 giugno il licenziamento collettivo dei lavoratori .
Dunque, il 29 giugno si tenevano alla porta le r.s.a CISL e CGIL a causa della revoca strumentale e ad arte da parte dei relativi sindacati, si teneva alla porta il lavoratore Telsey che accompagnava le r.s.a., ma si aprivano le porte all’indefinibile e pluri-identitario "lavoratore e rappresentante Telsey" Alessio Cavuoto divenuto per magia r.s.a. ad hoc!
E’ di palmare evidenza a questo punto che il 29 giugno si è consumata la ennesima messinscena della Telsey con la collusione della neocostituita Alfa Digit s.r.l. che si è sostituita alle r.s.a della maggioranza dei dipendenti Telsey pur di siglare un accordo "sindacale" e secretare di fatto i bilanci aziendali della Telsey ai lavoratori.
Due o tre o plurimi piccioni con una sola fava, nell’illlegalità più spavalda: tanto, basta dismettere un vestito ed indossarne un altro!
Tutto ciò è scandaloso e vergognoso e ci attendiamo efficaci e tempestive risposte dalla Magistratura!
L’intera procedura non è a norma di legge e va invalidato l’accordo in quanto il sindacato UGT ed il relativo r.s.a. costituitosi ad hoc potrebbe risultare un sindacato "di comodo", in contrasto insanabile con la norma fondamentale dello Statuto dei Lavoratori, l’articolo 17, secondo cui i "sindacati accomodanti" non sono veri e propri sindacati e sono per giunta vietati!
La rappresentatività effettiva dei lavoratori della Telsey a questo tavolo sindacale è stata praticamente nulla.
Ma nononostante ciò, con una manovra di basso profilo morale ed illegale, è stata decisa la messa in mobilità di 14 lavoratori della Telsey: cioè, l’intera forza lavoro della Telsey Benevento (17 persone), con la sola eccezione di tre persone, ovvero Alessio Cavuoto, Francesco Lauro e Luca Goglia, soci fondatori della Alfadigit s.r.l.
Non senza un certo senso dell’umorismo, la lettera recapitata dalla Telsey ai lavoratori messi in mobilità sottolinea che tutto è avvenuto "di comune accordo con le parti sociali", là dove la parte sociale dei lavoratori è stata rappresentata al tavolo dalla stessa persona che nei tavoli precedenti rappresentava l’azienda !
Ad oggi, i lavoratori hanno difficoltà anche al rilascio del verbale di accordo stipulato a quest’ultimo tavolo, pur avendone fatto richiesta e pur essendone l’acquisizione un loro pieno diritto, e nonostante la lettera di messa in mobilità sia stata ricevuta il 12 luglio. I lavoratori hanno appreso l’esito dell’incontro del 29/06/2010 solo dalla lettera di licenziamento in cui frettolosamente si dice che si è concluso con un accordo sindacale tra le parti. Annunciamo prossimi approfondimenti.

domenica 31 ottobre 2010

Gli interessi politici ed economici del malaffare ed il capitale umano come carne da macello

Ci stanno provando in tutti i modi a farci diventare sudditi e non più cittadini. Ci stanno provando in tutti i modi a farci accettare il massacro dei nostri diritti. Dicono che "ce lo stiamo scegliendo noi", ma ogni volta ci presentano candidati politici da votare con il naso tappato, inventandosi leggi elettorali fatte apposta per eludere la nostra prerogativa costituzionale di cittadini sovrani. 
E da ultimo, chiamando "referendum" l'intesa con la Fiat che non è altro che un ricatto bello e buono: o lavorate senza diritti o morite di fame.
E' da più vent'anni che la televisione cerca di convertirci tutti alla stupidità, all'individualismo, alla lobotomizzazione collettiva, al menefreghismo, alla promozione di un modello di competizione violenta e individualista, che va ad intaccare quel senso di solidarietà che dovrebbe essere invece la base del vivere civile. Vogliono dividerci: italiani contro immigrati, nord contro sud, lavoratori statali contro lavoratori privati, impiegati contro operai . Ora dopo sessant'anni di democrazia sempre in bilico, ci stanno dicendo che "la ricreazione è finita" e che bisogna tornare ai tempi in cui i lavoratori erano schiavi e i cittadini sudditi.

Eppure, nonostante tutto, a Pomigliano e in tutta Italia, con la solidarietà che la gente sta manifestando, arriva un segnale forte: nonostante quei lavoratori fossero minacciati di rimanere senza lavoro, nonostante il clima da regime creato in fabbrica, nonostante il martellante sostegno ai sì - con tanto di vergognosa dichiarazione ufficiale del PD - più di un lavoratore su tre ha voluto manifestare il proprio dissenso allo scambio fra diritti fondamentali e lavoro.

E' il segno che questo regime sta oltrepassando ogni limite di decenza. E se migliaia di lavoratori, in una zona povera e martoriata del paese, hanno avuto il coraggio di dire NO, questo messaggio arriva ad ognuno di noi: a chi si indigna ma non si muove, a chi non ha mai tempo di partecipare a una riunione o a una manifestazione, a chi trova sempre mille scuse per non partecipare ad uno sciopero, a chi "non posso stasera perché ho l'aperitivo con gli amici". 
E' ora di darci una svegliata morale, se l'hanno fatto a Pomigliano possiamo e dobbiamo farlo ovunque.

A San Giorgio del Sannio per esempio e prima di tutto, scendendo in piazza con solidale determinazione a fianco dei lavoratori della trevigiana TELSEY S.p.A., che da maggio sono senza stipendio, e sono stati fatti oggetto di una storia oscura ed incredibile di vessazioni e di arbitrari colpi di scena messi in atto dalla Telsey. Nell'arco di pochi mesi quest'ultima infatti, ha compiuto acrobazie sospette di ogni genere in danno dei lavoratori senza rispettare alcuna norma di legge: dall'annuncio della cessione del ramo d'azienda ad altra azienda di cui non svelava il nome, ma di cui rendeva noto solo che "ovviamente" non poteva assorbire tutti i dipendenti, è passata disinvoltamente in data 21 maggio alla comunicazione di ricorso alla Cassa Integrazione con contestuale intimazione ai lavoratori di sospensione dal lavoro e di divieto ad accedere ai luoghi di lavoro.
Alle legittime richieste formulate all'azienda il 04 giugno dalle r.s.a.(rappresentanze sindacali aziendali) di attenersi alle procedure di legge e di un esame congiunto dei bilanci , ha invece fatto seguito l'11 giugno la lettera della Telsey di licenziamento tout court di tutti i lavoratori . (sic!) Motivazioni ? " L'azienda non può ricorrere alla Cassa Integrazione Ordinaria in quanto ciò è incompatibile con la cessazione dell'attività." Quanto all'ipotesi di ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria "questa - si legge nella lettera - non è stata positivamente riscontrata dai lavoratori. " Ciò non è vero : i dipendenti Telsey hanno solo chiesto prima di firmare e com'era loro diritto, l'esame congiunto dei documenti e dei bilanci aziendali , al fine di verificare, come era loro diritto, la veridicità della crisi aziendale e dei presupposti di legge per la cassa integrazione. Ciò è stato loro illegittimamente negato e si è proceduto col licenziamento.
Cosa si nasconde dietro queste umorali , repentine e unilaterali determinazioni della Telsey S.p.A. ai limiti del folle arbitrio ? Perchè la Telsey ha inscenato questo psicodramma(ai danni dei lavoratori) se voleva sin da subito sbattere tutti i dipendenti a casa? Perchè ha solo temporeggiato ? Cosa sperava di lucrare oppure ottenere con il ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria? "Istruitevi perché avremo bisogno della vostra intelligenza. Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno della vostra forza” diceva Antonio Gramsci ai giovani.
E' fin troppo evidente che la Telsey ha tenuto in ostaggio psicologico per mesi i lavoratori, senza rinunciare , salvo sceneggiate, diluite nel tempo, in tre atti (cessione ramo d'azienda, cassa integrazione straordinaria, infine licenziamento) al suo intento iniziale e di fondo, di disfarsi definitivamente di questi lavoratori. Nella confusione ingenerata dall'arbitrio e dall'arroganza aziendale, costoro purtroppo non sanno neppure se sono "cassaintegrati" o "licenziati".
E tutto ciò accade nel disinteresse di tutte le istituzioni.
Per questo è ora di scendere in piazza a fianco dei lavoratori che al momento sanno solo di essere senza stipendio ma non hanno neppure l'ufficialità per potersi ritenere "Cassaintegrati" o "licenziati", contro i capricci, le angherie , i soprusi e l'arbitrarietà della Telsey. E non solo: contro i sindacalisti Vincenzo Argentato della CGIL ed Ugo Lepore della CISL che non hanno affatto tutelato i lavoratori ma anzi hanno osato inventarsi miseri e infondati pretesti, come la presenza di due consulenti legali delegati - com'era loro diritto e non ci stancheremo mai di ripeterlo - dai lavoratori, per invalidare e non far neppure verbalizzare il 4 giugno 2010 l'incontro istituzionale in sede regionale, tra gli stessi lavoratori, il funzionario regionale, la Telsey , Confindustria e le "rappresentanze" sindacali: per la prima volta nella storia i sindacati , arbitrariamente e senza alcuna valida ragione hanno creato una spaccatura con i lavoratori, disconoscendoli (sic!); 
contro tutte le istituzioni pubbliche che non rispondono e latitano sulla vicenda;
contro il Sindaco di San Giorgio del Sannio Giorgio Nardone che fece del Centro di Eccellenza Informatica solo uno strumento propagandistico a fini elettorali salvo poi lavarsene le mani e contro il Vice Sindaco, Assessore al Commercio nonchè Consigliere provinciale Claudio Ricci che pensano - come un chiodo fisso e chissà perchè - solo ed esclusivamente all'iper - favorito commerciante Barletta ed alle sue fantomatiche crisi occupazionali post incendio, tanto da permettersi di istigarlo ad eludere un'ordinanza sindacale ed assicurargli l'impunità (sic!); 
contro il Presidente della Provincia Aniello Cimitile che ha promesso ai lavoratori della Telsey trasparenza e soluzioni concrete, ma intanto ancora non si è pronunciato ed anzi, fa finta di non sapere che allo stesso indirizzo della Telsey di San Giorgio del Sannio, nei locali di proprietà della Provincia di Benevento e dalla stessa destinati alla Telsey S.p.A. ha la sede legale una nuova società che ha lo stesso oggetto sociale della Telsey e come soci tre persone che figurano tra i cassaintegrati Telsey (sic!) ; 
contro chi , come il consigliere comunale Giuseppe Soricelli , capogruppo del gruppo misto del Comune di San Giorgio del Sannio, evidentemente sapeva da tempo (cosa sapeva visto che a suo dire "in molti stanno scoprendo l'acqua calda"? ce lo dica !) ma ha preferito "parlare" solo a quasi fine mandato per strumentalizzare a fini politici e ad altri abietti e lungimiranti scopi elettoralistici la vicenda dei lavoratori, senza sentire alcun dovere di incontrarli e di ascoltare le loro istanze; contro il sangiorgese Onorevole Mario Pepe del PD che non solo non ha creato un solo posto di lavoro a San Giorgio del Sannio ma se ne frega altamente di chi lo perde e di come e perchè lo perde. Evidentemente anche per lui come per la Telsey S.p.A. l'obbligo di trasparenza è un optional...Insomma, una grande manifestazione CONTRO TUTTI QUANTI , A SAN GIORGIO DEL SANNIO, HANNO TRATTATO IL CAPITALE UMANO COME CARNE DA MACELLO E QUESTI UOMINI ONESTI, CHE HANNO MORALITA' DA VENDERE E DA FAR IMPALLIDIRE QUALUNQUE POLITICO, IN PEDINE PER GIOCHI SPORCHI E LOSCHI SOPRA LE LORO E LE NOSTRE TESTE !
Gli interessi politici ed economici del malaffare non vincono, non vinceranno, non hanno domani. Non più. La forza è nel puntello impugnato da oneste, fortissime mani, come diceva Bertoli. E noi con la forza dell'onestà non ci stancheremo di chiedere chiarezza alle istituzioni pubbliche su quest'altra oscura vicenda sangiorgese, e a farla : possibilmente con le nostre stesse mani.